martedì 25 marzo 2014

La nostra Milano-Sanremo

Sanremo, ore 11 circa - Il lungomare Italo Calvino è già una festa di suoni e colori. Pedaliamo in mezzo alle transenne degli ultimi 200-300 metri che separano dall’arco dell’arrivo, quelli dove tra qualche ora, dopo 300 km di strada e fatica, si giocherà tutto per una manciata di secondi. A essere lì in quel momento ti senti parte della storia. Passeggi tra gli enormi furgoni delle squadre con i meccanici e le officine mobili, le bancarelle, le postazioni televisive. Anche gli elicotteri, tre, sono già pronti a partire. Poco più in là, la nuova galleria-museo racconta i 107 anni della corsa più antica d’Italia.
Salita di Cipressa, primo pomeriggio - Il cielo si sta rapidamente annuvolando mentre pedaliamo verso la cima. Attorno a noi, ciclisti di tutti i colori e di tutte le lingue - soprattutto svizzeri, fiamminghi, americani. Su questo stesso asfalto, tra poco, passeranno le ruote dei campioni.
Si scatena un furioso temporale. Ora siamo tutti stipati nel bar del paese, gli occhi incollati allo schermo che mostra le immagini in diretta della corsa. Fuori, vento, pioggia e grandine.
Ma non importa. Loro nel vento, nella pioggia e nella grandine stanno correndo da ore. Tra poco arrivano, e noi risaliamo sulle bici grondanti per andare ad aspettarli sulla salita. Un’ammiraglia dell’Astana si ferma accanto a noi, gli uomini parlano con noi e ci mostrano il loro schermo su cui scorrono le immagini in tempo reale. Una coppia sventola una bandiera del Lussemburgo.
Impazzano le notizie da diverse fonti: capo Mele - capo Berta - Imperia... i due fuggitivi iniziano la salita ... Ecco le moto della polizia, poi la macchina di inizio corsa, infine, nel tornante sotto di noi, l’elicottero... Radio corsa annuncia che Nibali sta cercando di prendere i due fuggitivi... eccoli, accolti dalle grida della gente ai bordi della strada. E poi, ecco avvicinarsi la maglia azzurra dell’Astana... è lui, Nibali, da solo, lanciato verso la prima posizione, con la sofferenza di questo sport appassionante e inclemente dipinta sul volto, vicino a noi, uno di noi e non un divo intoccabile costruito dal denaro e dai media. Poco dopo, ecco il gruppo, una scia multicolore seguita dalla fila delle ammiraglie.
E dopo, uno o due per volta, ecco sfilare gli ultimi, quelli che la televisione non mostra mai, quelli che non corrono per vincere ma per partecipare, eroi silenziosi e anonimi, quelli che rendono il ciclismo ancora più umano e vicino a tutti noi. Che provano la sofferenza e la fatica estrema e non perdono mai la forza della passione. Perché se il ciclismo fosse facile si chiamerebbe calcio, riporta una nota dell’Astana accanto a una foto del suo capitano.












venerdì 7 marzo 2014

L'attimo

Voglia di andare, di rubare al tempo l’attimo che fugge via, più veloce dei sogni, ballando con la pioggia in una miriade di gocce colorate che formano disegni intorno a noi e su di noi, cercando l’orizzonte nell’infinito che trascolora, scrutati da un cigno luminoso che accarezza l’acqua incorniciato del verde brillante, tutto in un istante veloce che svanirà poco dopo asciugato dal sole.