venerdì 15 giugno 2018

Corte

Oggi ci attende un'altra giornata in montagna. La mattina è fresca, il tempo piacevole. Scambiamo due parole con un cicloviaggiatore polacco e ci congediamo dalla proprietaria dell'albergo, un'anziana signora che parla un'improbabile mix di dialetti con qualche vaga parola francese. Si sale subito verso il primo colle, la Bocca di Verde. Quindici chilometri di pura meraviglia, una salita morbida tra boschi di conifere altissime, che ci ricordano il nostro essere piccoli in una natura di cui tendiamo a dimenticare la forza. Intorno a noi il profumo del legno umido e lo scorrere di acque nei torrenti e dalle rocce. Pochissimo traffico turba la magia di questi attimi. Quasi senza fatica, immersi in questa dimensione quasi primordiale, ci troviamo alla sommità del colle, poco meno di 1300 metri di quota. La discesa è ripida e divertente, il traffico quasi nullo ci permette di godere la strada e il panorama.
Dopo una breve sosta in un villaggio sperduto tra le montagne, inizia subito il secondo colle, la Bocca di Sorba, più duro del primo, con pendenze impegnative, ma generoso nel regalare panorami mozzafiato sulle valli circostanti fino al mare, laggiù in fondo. Si scollina superando il 1300 m di quota. L'aria è fresca e gradevole. Inizia un'altra lunga discesa di puro godimento, finché purtroppo si arriva su una strada più grande, dove il traffico aumenta, ma per fortuna si mantiene a livelli accettabili. Ancora un piccolo colle ci separa da Corte, e si inerpica in mezzo a paesini che sembrano usciti da un presepe. Lo sguardo spazia sempre lontano, in tutte le direzioni. Si intravedono chiazze di neve sulle cime più alte. Un'ultima, veloce discesa rilassa il corpo e la mente mentre finalmente si apre davanti  a noi la vista sulla cittadella di Corte.

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